Francesco Calzona,
ct della Slovacchia, ed ex allenatore del Napoli che ha concluso la serie A al decimo posto, e dopo quattordici stagioni fuori dall’Europa, si toglie qualche sassolino dalle scarpe rilasciando alcune dicharazioni al Corriere Dello Sport, in una intervista esclusiva. Così il trainer calabrese che contro il Belgio è entrato nella storia della nazionale di Hamsik, centrando la prima vittoria in assoluta all’Europeo. “Quando sono arrivato al Napoli erano già trascorsi sette mesi e mezzo, con i risultati che sappiamo. Ho detto e ripetuto di aver incontrato difficoltà e problemi che non mi aspettavo di trovare. Sai qual è stata la cosa che ha creato i danni peggiori? L’obbligo di dover inseguire costantemente la vittoria, per via della classifica in gran parte compromessa, ha messo in crisi il gruppo. Ti porto l’esempio dell’1-1 di San Siro con l’Inter. Loro venivano da quindici successi di fila, giocammo una partita molto più che decorosa eppure quel pari fu vissuto dall’ambiente con una delusione sconcertante. Eravamo costretti a vincere e non avevamo una condizione mentale all’altezza del compito. In alcune occasioni abbiamo anche giocato un buon calcio, ma il buon calcio non bastava, servivano i tre punti. Non si dava più valore a nulla. E non è tutto. Il 95% delle cose che venivano scritte o raccontate in tv da giornalisti perbene e ben vestiti… La quasi totalità dei conflitti e dei disagi che venivano riportati da Castel Volturno però non si verificò. Barzellette.
De Laurentiis? Guarda che con me il presidente ha tenuto un comprtamento esemplare. Faceva domande, si informava, mai un’ingerenza però, prima di incontrare la squadra chiedeva il permesso. Subito dopo spiegava di cosa aveva parlato”.
La stagione con Spalletti, quella dello Scudetto del Milan. “Il privilegio di osservare e assorbire Spalletti per un’intera stagione, la prima a Napoli. Lui aveva il suo staff e decisi di studiarlo, volli approfittare dell’occasione, la considerai un investimento”.
Francesco, se raggiunge gli ottavi la statua nella piazza principale di Bratislava è sua…
“Lascia stare le statue, dobbiamo inconrare due avversarie che hanno l’obbligo di vincere per restare in corsa”.
Domani l’Ucraina, certo. Ma, se permetti, veniamo prima noi. Che affrontiamo la Spagna con uno storico recente di 2 vittorie su 11.
“Trovo che l’Italia non sia inferiore alla Spagna. Di questa Spagna che non ha il livello di quelle del passato”.
Stiamo riempiendo di responsabilità Spalletti.
“Che mi ha fatto scoprire un sacco di cose nuove”.
In particolare?
“La sua gestione feroce della squadra e dell’ambiente”.
Cosa intendi per feroce?
“Lui non delega mai, tutto avviene sotto il suo controllo. Nulla gli sfugge. Ha una capacità unica di adattarsi a tutti gli ambienti e sa parlare alla squadra. Ma posso chiederti un favore?”.
Anche due.
“Non farmi parlare troppo di Spalletti e Sarri, l’ho fatto ripetutamente e mi sta venendo a noia. Lo dico con grande rispetto per entrambi, mi sembra d’essere leccaculo e non lo sono”.
Non ho dubbi. Vogliamo approfondire il discorso su Spagna-Italia?
“Sposo per intero quello che dice Spalletti”.
Ecco. Ci risiamo.
“Intendo dire che l’Italia è una squadra che non si deve distrarre, non può permettersi cali d’attenzione. Si parla tanto del palleggio degli spagnoli, il palleggio è nella loro cultura, ma non è che a noi la palla scotti. Barella sa giocarla, Jorginho, Cristante e Pellegrini anche. Gli esterni pure e i due centrali Bastoni e Calafiori non hanno paura di trattarla. Per non parlare di Di Lorenzo e Dimarco. Chi può garantire che, se abbiamo la palla noi, ce la portino via? Abbiamo qualità, l’uno contro uno, sappiamo giocare nello stretto”.