Carlo Verdone tra cinema, serie TV e l’amore per Napoli: “Non voglio vedere De Laurentiis serioso”

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L’attore romano Carlo Verdone è stato intervistato in esclusiva su Radio CRC, radio partner della SSC Napoli.

Di seguito le parole di Carlo Verdone a Radio CRC:

“Approcciare al mondo delle serie tv è stata una necessità nata con il Covid. Avevo un film pronto ad uscire nelle sale dal titolo “Si vive una volta sola” ed avevamo già fatto 12 città di anteprime, quando è arrivata la notizia della diffusione della pandemia. Ci siamo trovati con un grande punto interrogativo e ci siamo fermati: siamo entrati in un momento di grande depressione. A quel punto il produttore ha fatto un primo accordo con Prime Video per la prima stagione, che è andata molto bene. Successivamente ne ha sottoscritto un altro per la seconda, la terza e la quarta con Paramount Plus. La terza è in uscita il 16 novembre”.

“Io a De Laurentiis non chiedo niente, perché non voglio entrare minimamente nelle questioni legate al Napoli. Lui, però, deve aver capito una cosa, non so se lo fa per scaramanzia o meno. Ho l’impressione che mi faccia una telefonata prima della partita cercando una energia positiva. Non è un caso che tutte le volte che è successo, il Napoli vince. Lui dovrebbe ricordarsi questo. A me tocca tifare Napoli, perché non voglio vederlo serioso se la squadra perde. Speriamo sempre che gli vada bene tutto, perché così abbiamo rapporti migliori”.

“Napoli oltre ad essere una bellissima città, è piena di miei amici ed ogni volta che vengo li incontro e mi fa sempre tanto piacere. C’è un’atmosfera sempre di grande cordialità ed è questo che mi piace di Napoli: ci sto sempre molto bene. Con Massimo Troisi ci siamo conosciuti a Torino ed è nata nel tempo un’amicizia fondata sulla stima. E credo che sia andata avanti perché nessuno dei due ha mai chiesto all’altro di fare delle cose insieme, non eravamo interessati. Già questo ci faceva sentire sinceri nello stare bene insieme, non c’era un interesse nel voler fare qualcosa. Lo ricorderò sempre come un grandissimo attore: lo ammiravo e lo stimavo tanto. La sua migliore interpretazione per me è stata proprio l’ultima, quella de Il postino. Forse anche la malattia lo portava ad essere così vero, lento, fragile, misurato».

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