Anellucci: “C’era stata anche la possibilità che Cavani non arrivasse al Napoli”

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Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto l’ex agente di Edinson Cavani, Claudio Anellucci.

Di seguito le sue parole:

«C’era stata anche la possibilità che Cavani non arrivasse al Napoli. Avevamo degli accordi con l’Inter ma il direttore dell’epoca dei nerazzurri per venti giorni non fu reperibile. Gli accordi erano stati definiti in una serata prima di una finale di coppa tra Roma e Inter. Dovevamo vederci una settimana dopo a Milano per ratificare il tutto, ma così non fu.

Cavani al Napoli? La realtà è divertente e goliardica. In una serata ad una festa di un’amica in comune ho incontrato Edo De Laurentiis e gli ho detto: “Perché non dici a tuo padre di prendersi questo grande giocatore che abbiamo noi?” Il fatto è avvenuto tra un gin tonic e un gin lemon.

Qualche giorno dopo al mare, in una località vicino Roma, ho incontrato il responsabile scouting Maurizio Micheli. Iniziammo a parlare di calcio, di giocatori e di Edinson Cavani: andammo avanti per una giornata intera. Da lì è passata una settimana prima che arrivasse la telefonata di Aurelio De Laurentiis per convocarci per una riunione.

Noi avevamo un accordo per andare in Inghilterra, al West Ham, quando Cavani era contestato a Palermo poiché non giocava nel suo ruolo. Lo criticavano lì, perché lo facevano giocare esterno di centrocampo.

La scelta di andare all’Inter per Edison non si sarebbe rivelata così fortunata come quella di andare al Napoli.

Cavani o Higuain? Due grandissimi giocatori ma per una questione di cuore scelgo Edin. Difficilmente trovi un giocatore che fa tre gol ad ogni squadra del campionato italiano come fece Cavani quando giocava al Napoli.

Cavani al Boca? Chiusura di una carriera favolosa. Lo ha sempre voluto e quando entri in quello stadio con quella maglietta capisci che il calcio lì è un’altra cosa».

GIUDICE A RADIO CRC: «La Juventus doveva ridurre i costi. Continua ad accumulare perdite: non si dica che si va al risanamento. Da quando ha iniziato a deragliare non vince più come prima»

Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto l’analista finanziario del Corriere dello Sport, Alessandro Giudice.

Di seguito le sue parole:

«La Juventus doveva ridurre i costi. Ha ridotto alcune imposizioni per gli ingaggi, come nel caso di Szczesny e Chiesa. Quando si compra un giocatore come Koopmeiners, però, a sessanta milioni e si mettono al bilancio cinquanta milioni per Douglas Luiz che non ha ancora giocato un minuto, sono già 110 milioni di cartellino che significano che in un anno ci sono 22 milioni di ammortamenti. Se si vuole continuare allegramente a fare perdite, anche se c’è un azionista bonifico alle spalle, non prendiamoci in giro a dire che si va al risanamento. La Juventus ha accumulato 900 milioni di perdite.

La realtà è che la Juventus dal 2019, cioè da quando ha avuto le prime perdite, non ha vinto un granché. Dal 2019 ad oggi la Juventus ha vinto due campionati della famosa striscia dei 9 campionati consecutivi, poi ha cominciato a deragliare e da lì non ha più vinto come vinceva prima. A tutti i sostenitori dell’equazione che se non spendi, non vinci continuo a dire che queste cose vengono confutate dai fatti.

Il salary cap non è applicabile al calcio europeo, come negli Stati Uniti. Nello sport americano non ci sono gli incentivi perversi che ci sono in Europa. È un sistema completamente diverso poiché non ci sono retrocessioni o promozioni, c’è una ripartizione dei proventi del campionato e c’è un meccanismo come il draft che contribuisce a rendere il campionato più incerto. I club possono permettersi di mettersi d’accordo e di stabilire tutti insieme un salary cap quindi hanno un enorme potere contrattuale nei confronti degli atleti che a loro volta hanno la possibilità di avere sponsor personali.

La prospettiva del calcio sta cambiando. Ci sono sempre più folle di tifosi per il mondo che vedono il campione e non necessariamente il club. Cristiano Ronaldo, per esempio, è andato a giocare in Arabia Saudita e ha superato il miliardo di follower».

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